Oggi compiono cinque anni. Ma chi se li ricorda, i “gemellini
scambiati” all’Ospedale Pertini di Roma? Hanno abitato le pagine dei
quotidiani qualche giorno, tra la primavera e l’estate del 2014, per poi
sparire inghiottiti dal turbine di notizie sempre più veloci, sempre
più fugaci, e così non se li ricorda più nessuno.
La loro storia inizia il 4 dicembre del 2013 nel
reparto di Procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Sandro
Pertini di Roma. Per due coppie di genitori che stanno facendo il
percorso di fecondazione assistita è il giorno dell’impianto degli
embrioni creati in laboratorio; per entrambe le coppie gli embrioni
attecchiscono e si avviano le due agognate gravidanze dopo diversi
tentativi andati a vuoto. Per una delle due coppie, però, la gioia si
tramuta presto in un nuovo, sordo dolore, con un aborto spontaneo.
Per la seconda coppia - che stava vedendo il sogno
realizzarsi giorno dopo giorno - si materializza un incubo
inimmaginabile quando lui e lei scoprono, dall’esame della villocentesi,
che i gemellini che aspettano non hanno il loro patrimonio genetico, ma
quello di un’altra coppia. Quel 4 dicembre all’ospedale Pertini c’era
stato un terribile scambio di provetta.
Ne segue una lacerante battaglia legale: da un lato i
genitori biologici che, dopo lo shock, chiedono che i bambini siano
“riconsegnati” a loro dopo il parto; dall’altro la coppia gestante, che
in quei nove mesi si è indissolubilmente legata alle due creature che la
donna ha portato in grembo. «Il rapporto che mia moglie ha con i
bambini attraverso il cordone ombelicale è fondamentale», dichiarava
alla Stampa il marito, «e la mia presenza al suo fianco in una
fase così delicata non può essere trascurata. Basta consultare i volumi
scientifici dell’epigenetica, ossia dell’adeguamento del Dna alle
influenze dell’ambiente».
Il giudice si esprime l’8 agosto, pochi giorni prima
del termine previsto, spiegando che nel «nostro ordinamento i figli
sono della madre che li partorisce» e che «non può non ritenersi
sussistente un interesse dei minori al mantenimento del legame» di chi
li ha partoriti. «Un’eterologa da errore», la chiama. I bimbi intanto
sono nati all’Aquila cinque giorni prima, nel nascondimento cercato
dalla coppia gestante e nella disperazione totale dei genitori biologici
che il 3 agosto 2015 - un anno dopo la nascita - ai loro figli scrivono
queste parole: «Per noi ancora non avete un volto, un profumo né
tantomeno una voce, eppure sappiamo che le vostre vite parlano e
parleranno sempre di noi. Noi che stiamo lottando per essere nella
vostra vita in qualsiasi modo e forma, perché pensiamo che non esserci
vorrebbe dire privarvi di qualcosa che appartiene a voi e solo a voi: la
vostra storia, le vostre radici, la vostra verità. […] Il nostro
pensiero corre instancabilmente a voi che, giorno dopo giorno, crescete
nel nostro cuore davanti agli occhi della nostra anima. […] Vi auguriamo
di cuore di festeggiare oggi e tutti i giorni della vita. Sorridere e
lasciare aperto il vostro cuore all’amore e questo sì saprete farlo...
lo avete nel Dna».
Oggi i bambini compiono cinque anni. Chissà dove
sono, come sono, cosa fanno. Chissà se i genitori legali e i genitori
biologici si sono mai incontrati, chissà come vivono questo dolore,
chissà come stanno, chissà se i bimbi dentro si portano quel sordo e
misterioso senso di radice strappata. Chi lo sa. Di certo nessuno se lo
chiede più. Troppo scomodo ricordare che la fecondazione assistita,
oltre a sacrificare sistematicamente embrioni, comporta degli “errori”
come questo. Perché accadono.
Meno di un mese fa, al prestigiosissimo CHA
Fertility Center di Los Angeles, una coppia americana è stata richiamata
dai medici, dopo un ciclo di fecondazione assistita finito male, per
sottoporsi a un esame del Dna. Hanno scoperto così che uno dei loro
embrioni, che credevano “scartato” (sic!), era stato impiantato nel
grembo di un’altra donna, di origini coreane, e poi partorito a tremila
miglia di distanza. Non solo: la gestante, insieme al loro figlio, aveva
dato alla luce un secondo bambino, anche questo non suo, figlio di una
terza coppia.
Le notizie corrono dunque, chi ci pensa più ai gemellini.
Troppo difficile decidere con quali genitori dovrebbero stare senza un
moderno re Salomone. Resta umanamente irreparabile questa ingiustizia,
resta che la causa di questo dolore tragico e di tutte le sue
conseguenze sta nella fecondazione assistita. Ma questo nessuno lo vuole
ammettere. La Fivet è un business irrinunciabile, per il mondo è
legittimo “fare di tutto” per avere un figlio anche a scapito del figlio
stesso, anche quando per “averne” uno si sacrificano chissà quanti
altri embrioni che muoiono, o vengono congelati e dimenticati a loro
volta. Allora i “gemellini scambiati” diventano solo un tragico fatale
errore, un “effetto collaterale tollerabile” di un “sistema che
funziona” e che si illude di generare vita rendendo un desiderio
“diritto”.
Auguri gemellini, buon quinto compleanno. Voi che
pagate con il sangue il delirio di onnipotenza degli adulti, voi che
portate nella carne una croce misteriosa fin dal primo istante della
vostra esistenza, possiate alzare lo sguardo verso il cielo, perché solo
da lì viene la giustizia, possiate aprire il cuore all’unico, vero
Padre, poiché solo lì troverete l’amore infinito ed eterno che colma
ogni vuoto, lenisce ogni ferita e risponde all’indomito desiderio
d’amore iscritto in ogni cuore.
Di Raffaella Frullone