Chi siamo noi?


Nel gruppo "Donne Consapevoli" si trovano diverse donne con ruoli e preparazione differenti. Ostetriche, Consulenti dei Metodi Naturali, Psicologhe, Consulenti per l'Allattamento, Educatrici Perinatali e tante altre che collaborano in quanto donne che desiderano essere d'appoggio e di sostegno alla femminilità.



Tutto parte da alcune di noi che, stanche della disinformazione nei confronti della Procreazione Medicalmente Assistita a discapito della consapevolezza nei confronti dell'uso dei Metodi Naturali di Regolazione della Fertilità (competenza relativa primariamente all'anatomia e alla fisiologia del funzionamento dell'apparato riproduttore), hanno deciso di rendere concreto il termine 'empowerment'.

COSA SIGNIFICA "EMPOWERMENT" ?

Empowerment significa dare potere, dare consapevolezza! 


Quello che vogliamo è rimettere letteralmente la partita della fertilità nelle mani della donna, delle donne, senza dimenticare il ruolo dell'uomo e, soprattutto, il frutto meraviglioso dell'unione tra l'uomo e la donna: il bambino.

Infatti pensiamo che sia inutile parlare di libertà di scelta se le donne vengono lasciate senza importanti informazioni che riguardano il funzionamento della propria fertilità, della psiche femminile, maschile e di coppia, delle conseguenze di certi trattamenti sul fisico e sulla psiche delle madri e dei bambini.

Empowerment è una parola usata tanto (e spesso male), uno di quei cavalli di battaglia di tanti operatori sanitari che desiderano vedere la donna capace di scegliere, ma in questo desiderio - nobile nei presupposti - vi sono delle cospicue omissioni che ci risultano essere calcolate e che rischiano di essere influenzate da quello che è il profitto di un vera e propria INDUSTRIA DELLA PROCREAZIONE fatta sulla pelle dei bambini e delle donne.

La prima di questa serie di omissioni su cui vorremmo fare luce in queste pagine riguarda sicuramente la Procreazione Medicalmente Assistita e tutti quelli che sono i rischi per il bambino e secondariamente, parigrado per importanza, quelli - soprattutto psicologici - per la donna e la coppia che deve affrontarli spesso senza esserne stata resa edotta a sufficienza.


Quello che è uno degli obiettivi precipui delle "Donne Consapevoli" è improrogabilmente diffondere sia il fatto che i rischi della PMA sono troppo alti perché non vengano diffusi con più capillarità, sia il fatto che ci sia un silenzio che osiamo definire 'astuto' nei confronti di tali rischi.


Questo ci porta a comprendere che le donne sono tutt'altro che rese competenti attraverso un processo di empowerment, anzi, al contrario, più passa il tempo, meno donne conoscono i rischi di affidarsi a procedimenti esterni per diventare madri.


E questo chi ce lo dice?

Loro, le donne. Le donne delle quali raccogliamo le esperienze e i racconti. Le donne che si trovano in ospedale a partorire i loro figli morti in seguito a tecniche di PMA spacciate per risolutrici della loro infertilità; donne che si trovano ad affrontare drammi che non avevano assolutamente preso in considerazione che potessero minimamente accadere (la perdita dell'utero a seguito a emorragia, ad esempio); donne che affrontano la PMA ma poi ricevono la diagnosi che il loro bambino è affetto da patologia incurabile e il gesto più misericordioso in tal caso sia sopprimerlo (quante donne vengono caldamente consigliate verso un cosiddetto aborto 'terapeutico' e abbandonate nella disperazione?); donne che si affidano a 'maghi della biologia' perché i loro sogni di genitorialità vengano realizzati, ma ciò che poi affrontano è l'oblio di una salute che diviene cagionevole anche a causa di chi non le aveva avvertite con più correttezza nei confronti della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST) che rendono la donna sterile.

Infatti ci chiediamo con attenzione:

Perché le donne arrivano a un'età riproduttiva piuttosto avanzata e non conoscono il loro ritmo biologico del ciclo uterino?

Perché nelle scuole e nei consultori le giovani donne e le ragazze non vengono edotte sulla loro anatomia e fisiologia, ma semplicemente viene prescritto loro un farmaco per curare la loro salute (la pillola anticoncezionale) e l'uso del preservativo? 

Perché non viene proposto loro di conoscersi in tutta la portata della loro femminilità e unicità, ma vengono proposte soluzioni standard che, nel caso in cui siano presenti già patologie ed alterazioni dell'apparato riproduttivo, possono solo posticipare e aggravare la scoperta dei problemi di fertilità?

Perché alle donne che cercano una gravidanza non viene spiegato che il primo modo per ottenerla è conoscere e studiare a fondo il proprio corpo ridonando alla donna la soddisfazione e il potere della conoscenza di se stesse in modo da non delegare il proprio corpo alla medicalizzazione?

Perché alle donne, alle coppie, viene sempre detto che c'è una possibilità di avere figli biologici, ma non viene invece detto loro che vi sono altre genitorialità (adottiva e affidataria) che possono essere un meraviglioso mezzo di consapevolezza su cosa sia, effettivamente, la genitorialità?


Dove sta l'osannato empowerment?


Dove sono i movimenti femministi che rivendicano il rispetto nei confronti delle donne?

Rendere consapevolmente ignoranti delle ragazze è un danno molto ingente nei confronti delle generazioni future... a meno che il piano sottaciuto non sia demandare alla Medicina della Procreazione Assistita la fertilità femminile per mero guadagno.

Certo, non ci permettiamo di accusare gli operatori sanitari che si occupano di PMA spesso con il desiderio di aiutare le donne e le coppie: quello che denunciamo è che dietro la PMA ci siano dei rischi importanti soprattutto nei confronti dei bambini (che spesso rimangono embrioni o muoiono durante la loro gestazione), che i medici non calcolano o bioeticamente non vogliono prendere in considerazione. E ciò che denunciamo, ovviamente, è che dietro alla PMA ci sia una visione del bambino come oggetto di diritto (di qualsiasi tipo di coppia o, addirittura, di donne - o uomini - single) e non come SOGGETTO POSSESSORE di DIRITTO. 

Possediamo un'alta considerazione verso gli operatori sanitari che lavorano perché le giovani donne preservino la loro fertilità con rispetto di loro stesse, perché tutte le donne conoscano la loro salute riproduttiva con reale conoscenza e perché possano realmente ricevere l'empowerment che può responsabilizzarle e, di conseguenza, rendere davvero libere.